Recensione di DAVIDE ROMAGNOLI: Nautical rock’n’roll. Spaghetti-western marino. Questa mancava! In effetti, però, il debut album per questa (super)formazione di Los Angeles non è affatto superficiale o superfluo alla luce di un panorama musicale che, almeno per quanto riguarda il rock concettuale, sembra essere vittima di qualche anno un po’ stantio a livello di inventiva. I Legend Of The Seagullmen riportano in voga quel senso umoristico surreale, fatto di tanto rock psichedelico, suoni potenti, belle canzoni, seriosità a livelli degni di presa sul serio. I musicisti che si nascondono dietro il monicker, poi, parlano da sè. Danny Carey dei Tool e Brent Hints dei Mastodon non sembrano certo lontani dal garantire sicurezze. In loro aggiunta appare Pete Griffin dei Dethklok e Zappa Plays Zappa, il visionario David “The Doctor” Dreyer alla voce, i synth di Christ Digiovanni e le chitarre di Tim Dawson. A questi personaggi si devono necessariamente aggiungere pirati di 400mila anni fa, delfini psichedelici, mostri marini. Caratteristiche che, ben bilanciate, portano “Legend Of The Seagullmen” ad essere un ottimo segnale, soprattutto se proveniente dalla west coast, di grande apertura inventiva. Il singolo “Shipwreck” aveva già lasciato intendere quella dose di epicità fattona e stravagante, sicuramente di retaggio Primus, ma che riusciva ad entrare subito nelle corde degli ascoltatori amanti di quel tipo di sonorità, vintage e affacciate a “Sgt. Pepper” e ai grandi concept del classic rock. Il western nautico presentato scorre con capacità cinematografiche e narrative non indifferenti, senza intaccare l’efficacia singola delle canzoni, la loro struttura, offrendo divagazioni ma mantenendo intatta la loro struttura determinante, condendola con rumori marini, salsedine, bar affacciati sull’oceano, sogni d’avventura. “The Orca never sleeps at night”, e così neanche fa l’album, mantenendo un impatto potente per tutta la sua durata, dall’anthem introduttivo “We Are The Seagullmen” fino alla spaghetti-western marina “Ballad Of The Deep Sea Diver”, trascinante climax magniloquente in stile hollywoodiano che chiude questa piccola scatola cinese di rock psichedelico. La storia non finirà qui. E i sequel sono già alle porte: altri mostri attendono solo di essere evocati da questi musicisti per i quali ci si può dire contenti di essersi uniti per cose come questa. |