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Artista:	BASS COMMUNION
Titolo:	BASS COMMUNION
Genere:	AMBIENT
Formato:	CD
Disponibilità:	Esaurito


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Recensione di RADIOACTIVE TOY: Bass Communion è un side project di Steven Wilson, un membro del gruppo rock Porcupine Tree. Ispirati all'ambient, alla drone music, ed a musicisti quali i Tangerine Dream, Klaus Schulze, e Conrad Schnitzler, i dischi pubblicati a nome Bass Communion sono il risultato di rielaborazioni di suoni ottenuti da strumenti musicali reali. L'idea del progetto era quella rivisitare la musica elettronica e sperimentale del passato. Sebbene Bass Communion sia emerso negli anni novanta, Steven Wilson aveva già composto musica elettronica con gli Altamont, un gruppo fondato nel 1983 assieme a Simon Vockings.[1][2] Alcuni compositori che collaborarono con "Bass Communion" includono Robert Fripp, Theo Travis, Muslimgauze, e Vidna Obmana. Buio. Tutto attorno a me è buio. Solo. Sono solo, in un posto che non conosco. Nero. L'unico colore che la mia vista riesce a percepire. Dove sono? La domanda che rimbalza nella mia testa. Sdraiato. Sono sdraiato, immobile. Silenzio. Un silenzio penetrante mi assorda le orecchie. Lentamente, però, qualcosa cambia. Un freddo gelido s'impossessa di me ("16 Second Swarm"). Sopra, su quello che sembrava un cielo colorato di petrolio, si accendono delle luminose stelle, mostrandomi dove mi trovo - immerso in un mare di neve, che anestetizza il mio corpo e lo intorpidisce. La neve cade dall'alto. Sto morendo di freddo, ma stranamente la sensazione mi piace. Rimango inebetito a guardare quelle stelle morte, perse a splendere in un cieco cielo. Fortunatamente per me, un leggero torpore inizia a farsi largo nel mio corpo, e l'orizzonte inizia a rischiararsi. Tutto questo è dovuto a un sole color cremisi ("A Grapefruit In The World Of Park") che spunta lentamente, illuminando tutto quello che incontra sul suo cammino. La neve così si scioglie, mostrandomi quello che c'è sotto la superficie ghiacciata: campi pieni di fiori dai colori più disparati, scossi da una leggera brezza, che mi porta il loro profumo esotico. Rimango a guardare quel sole (pensando che potrebbe essere lo stesso colore del mantello di un re) completamente ipnotizzato, come avviene per una falena attratta da una lampadina infuocata. Per lei, il sole è una lampadina. Non si può fare a meno del proprio sole. E anche per me vale la stessa regola. Purtroppo, l'alba è sempre seguita dal tramonto - anche se qui si passa direttamente alla notte. Il suono di una risacca ("Wide Open Killingfeld") serale, e quello che ho visto in precedenza, mi dicono che forse mi trovo sull'Isola di Giove. Ma, a dire il vero, non mi interessa: voglio solamente godermi lo scroscio delle onde marine e il sibilo del vento che passa tra gli scogli, regalandomi il rilassante suono simile a un triste flauto. Quando però inizio a pensare di rimanere in questa estasi per sempre, degli strani "rumori"("Dwarf Gallery"), quasi di stampo tecnologico, emergono mischiandosi a un'inquietudine crescente. Questo mi ricorda di non abbassare la guardia. Mi ripeto che non so dove mi trovo. Questi pensieri fanno aumentare le pulsazioni del mio cuore. Batte un ritmo quasi tribale ("Grammatic Oil"), mentre il buio torna a ingoiare il tutto - come se qualcuno dall'alto avesse rovesciato un'ampolla di inchiostro sulla superficie sferica del mondo. Dall'oscurità corrono delle voci, diaboliche, che parlano in una lingua aliena. E mi terrorizzano. Ho paura. Stringo ancora più forte le palpebre dei miei occhi chiusi, pensando che stia per arrivare il peggio. Mi sbaglio: le voci dall'inferno spariscono, e sopraggiunge un suono celestiale ("Drugged Pt. III"). Riapro gli occhi, e mi accorgo di essere su di una nuvola, mentre sotto di me tutto il mondo è tinto d'arancio. Penso di essere morto, di essere finito in paradiso, e che quella è la musica suonata dagli angeli. Il pensiero si rafforza di più quando qualcuno mi tocca una spalla e, girandomi, vedo vicino a me quello che sembra essere un ragazzo dai lisci capelli castani, un viso gentile e degli occhiali che incorniciato due occhi celesti. Il colore perfetto per un essere celestiale. Quello che credo essere un cherubino si avvicina e, inaspettatamente, mi dà un bacio sulle labbra. Penso: "Sono eterosessuale, dovrei essere disgustato da questo", eppure lo trovo dolce come il miele. Si stacca da me, con uno strano sorriso sulle labbra, e mi accorgo che la testa inizia a girarmi. Forse quello non è un angelo, mi dico. Forse mi ha drogato. O forse mi ha morso, come un serpente velenoso. Perdo l'equilibrio e cado, precipitando nel vuoto. Vedo scorrere velocissimi accanto a me tutti i mondi che ho visitato ("Snakebird"), oltre a scorgerne di sfuggita uno Nuovo!, mentre l'abisso spalanca le sue fauci per accogliermi in eterno. Poi, di colpo, tutto svanisce. La musica è finita. Riapro veramente gli occhi. Tolgo le cuffie dalle mie orecchie. E ritorno a vivere la realtà.

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