Recensione: Sin dal 1993 gli Evergrey, il gruppo degli svedesi Tom S. Englund (voce, chitarra), Henrik Danhage (chitarra), Rikard Zander (tastiera), Johan Niemann (basso) e Jonas Ekdahl (batteria), con la loro capacità tecnica e compositiva hanno dimostrato di essere uno dei gruppi progressive metal migliori che la scena contemporanea ha da offrire. Con il loro nuovo lavoro, ""The Atlantic"", la band vuole portare vecchi e nuovi fan in un viaggio attraverso il mare in tempesta del loro prog, con un sound di chitarre che per la prima volta si avvicina a quello dei Behemoth. Il mare in tempesta è anche l’immagine perfetta per i temi che trattano, quali relazioni, lutto, fortuna, gioia... nei testi ricadono tutti gli aspetti della vita, che il cantante stesso ha definito ""un viaggio attraverso l'oceano, verso spiagge lontane"". “The Atlantic” è un album che si allontana dal solito sound, ma resta parte integrante della trilogia composta da ""Hymns for the Broken"" (2014) e ""The Storm Within"" (2016). Dei 10 brani presenti, il più vicino al prog melodico a cui ci hanno abituati in questi 25 anni è probabilmente 'Departure', in cui i protagonisti sono il pianoforte e la chitarra acustica. ""The Atlantic"" è forse il loro lavoro più complesso, in cui la band cerca di racchiudere tutti gli elementi che i fan conoscono e amano. In un mondo che ci bombarda di musica ""confezionata"" in fretta, come in un fast food, i brani degli Evergrey sono paragonabili ad un pranzo pluristellato." |