Informazioni aggiuntive: quella vecchia locanda esordisce con l’album omonimo nel 1972, distribuito dalla help e poi rimasterizzato e pubblicato nel 1995 dalla vinyl magic in cd. il gruppo romano, costituito da sei ottimi musicisti, realizza un lavoro che fonde elementi tipici della musica classica con stilemi del rock e del folk piu’ tipico del periodo. il risultato puo’ essere certamente classificato nell’ambito di quel progressive definito in “stile italiano”, con indubbie escursioni in quello inglese, gia’ piu’ maturo in quegli anni. l’apertura e’ affidata a prologo, in cui violino e piano si rincorrono in melodie folk e sfociano in ritmi e aperture sonore tipiche del progressive; violino e voce realizzano poi un perfetto dialogo dando un’impronta molto caratteristica al brano. segue un villaggio un illusione, dove si odono echi lontani dei jethro tull, responsabile in primis il largo impiego del flauto nella forma caratteristica del grande gruppo anglosassone. il terzo brano, realta’, e’ un elegante collage sonoro tratteggiato dall’arpeggio della chitarra, dai contrappunti del piano e dalla raffinata dolcezza del flauto, che insieme si occupano di sorreggere e dirigere il canto, a tratti esile. immagini sfuocate ripercorre le sonorita’ folk, in cui si sentono fondere il classico e il moderno, in uno sviluppo sonoro spesso complesso ma mai di difficile ascolto. un ritmo di chiaro stile tribale e’ l’esordio di il cieco, che poi si sviluppa su di un tappeto di suoni di tastiere, di flauti e del violino al quale successivamente affidato, in esclusiva, l’intenso finale del brano. il suono del moog introduce dialogo, brano che sfocia, dopo poco, in una esuberante vena tipica del jazz. uno dei pezzi pi significativi e’ verso la locanda: qui musica colta, folk, rock e canzone trovano unione e si fondono, compenetrandosi in diversi e, per certi versi, opposti stili. la voce e’ sempre in evidenza, dolce e non urlata, sembra quasi non voler turbare gli equilibri, declamando i versi in perfetta sintonia con le variazioni armoniche. sogno risveglio e……..e’ il brano finale, realizzato in una forma espositiva che ricorda in alcuni momenti la musica da camera, riesce a infondere una serenita’ all’ascolto che improvvisamente viene rotta dal suono del violino che si fa duro e asciutto, riportandoci al tema principale con il quale l’album e’ iniziato.
un ottimo album di esordio (seguira’ il “minore” il tempo della gioia) in cui raramente si respira un aria solenne o pomposa; lo spirito colto di queste musiche e’ forse da ricercare nella trasposizione stilistica di momenti molto pi vicini alla romanza che non alla musica sinfonica vera e propria; tutto questo mette in evidenza la propensione del gruppo a proporre un rock progressivo tutt’altro che di maniera, a tutto vantaggio dell’intero lavoro, agile, snello e capace di trasmettere una freschezza che ancora oggi facilmente percepibile. |