Recensione: Gruppo attivo dal 2001, fondato da Michele Epifani organista e compositore di formazione classica.
Due dischi in studio editi per l’etichetta genovese Black Widow.
Quando si parla di rock progressivo, è impossibile ignorare una band come gli Areknamés.
Senza temere smentite, in quest’ambito, la reputo tra le migliori attualmente in giro a livello mondiale.
Al Burg Herzberg Festival (in Germania) quest’anno, hanno partecipato artisti del calibro di Van Der Graaf Generator, Colosseum, Uriah Heep, Ougenweide, Edgar Braughton Band, Man, Sahara, Electric Orange, Brant Bjork & the Bros e molti altri.
È significativa la presenza degli Areknamés nel festival, e lo testimonia l’ottimo live album che ne scaturisce.
Il disco si apre con tre incredibili brani inediti: l’introspettiva e magica Dateless Diary, l’ultra psichedelica e dilatata The Prison That Few Can See ed una folgorante New Song.
Gli ultimi due brani sono invece tratti da Love Hate Round Trip: Outcast, e dal primo disco omonimo del 2003: l’energica Boredom.
Ascolto vivamente consigliato a tutti gli appassionati del genere, e soprattutto per chi crede che il discorso sia esaurito da decenni, e lascia questi album ai "nostalgici", bollandoli come anacronistici.
No, niente anacronismo, solo creatività ed ottima musica. |