THE NEW KINGDOM
Artista: VENTURIA
Genere: MELODIC METAL PROGRESSIVE
Formato: CD
Recensione: La nuova promessa del prog internazionale si chiama Venturia.
Almeno a quanto dice la critica internazionale.
Il gruppo viene dalla terra dei vice-campioni del mondo, la Francia, una terra che in campo metal ha sempre regalato poco, o comunque proposte dalla qualità discutibile.
Negli ultimi anni qualche piccola speranza per il prog transalpino viene da gruppi quali gli Adagio e appunto i debuttanti Venturia che dopo circa 5 anni di “apprendistato” ora pubblicano il loro primo album, intitolato “The New Kingdom”.
Vi dirò, questa nuova proposta che tanto faceva sperare, a me ha deluso un po\'.
Non parlo della solita tecnica esecutiva, che, in un genere come il progressive metal, deve essere comunque di un certo livello e sotto questo punto di vista i membri dei Venturia sono esperti: i chitarristi sono veloci e precisi al punto giusto, i brani sono complessi quanto basta con degli arrangiamenti veramente buoni e ben studiati.
Inutile anche ribadire quali siano i punti di riferimento di questi musicisti francesi: ogni band prog che si rispetti deve rifarsi sempre ai soliti Dream Theater, la cui influenza si nota soprattutto negli assoli e nelle soluzioni strumentali.
Con il primo ascolto del disco la mia impressione era davvero buona e sembrava di avere davvero una proposta degna di lode.
Ma una più attenta analisi ha mostrato i difetti di questo disco: primo su tutti, una prova vocale priva di grinta e di forza da parte dello statunitense Mark Ferreira; ma credo sia anche poco giusta l\'idea di “dividere” le parti vocali tra due vocalist, ed ecco che entra in gioco Lydie Robin, che con i suoi controcanti e le sue vocalizzazioni crea spesso atmosfere simil-gothic che vedo poco adatte ad un disco progressive.
Inoltre spesso si nota una forte autocelebrazione che sfocia spesso in assoli privi di un reale senso (sensazione che ha l\'apice ascoltando la strumentale).
Il disco si presenta subito potente e con una forte dose di complessità: “The New Kingdom”, primo di 8 brani, presenta già i difetti: melodie accattivanti, anche troppo e una sezione strumentale interessante, ma che si rifà ai clichè, ormai stra-abusati, del genere.
“The UnHoly” presenta alla voce il solo Ferreira, in un brano che convince per la sua vena coinvolgente e per una varietà apprezzabile.
“Words of Silence” segue in maniera non proprio egregia: parte lenta con un buon arpeggio di chitarra pulita per esplodere in melodie di facile ascolto dalle venature velate di pop, mentre ricompare la voce femminile che non riesce ad arricchire un brano iniziato bene e finito senza una reale evoluzione.
La seguente “Take me Down” presenta delle forti influenze hard-rock e si rivela un brano buono, molto buono e anche dotato di un assolo breve e tecnico al punto giusto.
“Fallen World (Is there a reason)” presenta un intro sentito e stra-sentito in ambito prog, con una linea ritmica abbastanza prevedibile anche nei suoi cambi di ritmo, e inoltre sento male l\'uso della tastiera.
Decisamente pessima, non per come è strutturata, ma per l\'intenzione ruffiana, la ballad “Walk on to the daylight”, fino troppo mielosa .
Da dimenticare.
Ed eccoci arrivati ad un brano che rivela quali capacità si celano dietro ai Venturia: “Candle of hope through a night of fears” è una strumentale volutamente complessa e intricata ed è questo il principale difetto: la volontà di stupire e di sfidare l\'ascoltatore risulta davvero deprimente; e sarebbe inutile anche inutile ribadire come questa strumentale richiami alla memoria certe imprese dei teatranti di New York.
Da sottolineare finalmente un brano ottimo: la conclusiva “Dear Dead Bride” disegna i Venturia come un gruppo tutto sommato bravo, capace anche di creare un vero brano progressive.
Attenzione anche alla prova di Ferreira che finalmente tira fuori gli artigli lasciandosi alle spalle armoniosità pop.
Un ulteriore difetto è il suono generale dell\'album: prodotto in maniera non eccellente, il che penalizza in primis la potenza delle chitarre.
Il risultato qualitativo sarebbe stato lo stesso, ma sicuramente un suono più curato aiuta a giudicare meglio un lavoro che poteva dimostrare di più che non le solite “stranezze” care a questo genere.
Sicuramente le capacità ci sono, le idee mancano, ma ci vuole tempo per svilupparle al meglio, ma soprattutto cercando un\'identità propria.
L\'importante è impegnarsi sulla musica senza cercare a tutti i costi di stupire.
Per questo esordio, la sufficienza non è raggiunta, nonostante ci siano dei brani di buon livello.
Per gli amanti del prog una buona novità, che può sicuramente dire di più.
Recensione di: Matt7
Prezzo: 22.9 €