Artista: PRETTY MAIDS

Genere: HARD ROCK

Formato: CD

Recensione: Ho usato “Carpe diem” per testare il nuovo stereo della mia macchina.
Risultato? Eccellente! La potenza sprigionata dalle dodici tracce che segnano un nuovo capitolo nella storia della band danese è semplicemente immensa.
E, con il passare degli anni, i Pretty Maids sembrano essersi imbastarditi non poco.
Certo, la vena melodica c’è sempre, ma ora quando c’è da premere sull’acceleratore e bisogna alzare i volumi, i quattro danesi non si fanno pregare due volte.
E anche i pezzi appaiono più strutturati, ma senza rinunciare ad un’orecchiabilità e ad una sorta di ruffianeria che è propria del metal melodico: andatevi a sentire la bellissima “Wouldn’t miss you” o “Violent tribe”, sempre sorrette da cori ai quali è impossibile non partecipare.
Il livello delle canzoni è buono, ma non ce n’è una in grado di emergere, e questa è forse la pecca del disco.
La casa discografica indica in “Clay” il possibile singolo destinato a scalare le charts, ma francamente mi sembra una canzone un po’ troppo retrò, e che mal rappresenterebbe i Pretty Maids di oggi, che sicuramente sono molto più interessanti in brani come “Until it dies”, mai opener fu più azzeccata!, o in “Time awaits for no one”, in cui Ronnie Atkins si dimostra un vero screamer in grado di graffiare, e il riffing di Hammer è, scusate il gioco di parole, un vero martello pneumatico.
L’impressione generale è buona, ma manca quella scintilla che aveva fatto di album come “Red, hot and heavy” e “Future world” dei capolavori universalmente riconosciuti.
Se non fossimo obbligati ogni volta a giudicare le band dal proprio passato, “Carpe diem” sarebbe un ottimo disco.
Insomma, partorito da una band esordiente, avrebbe avuto un peso decisamente diverso, e avrebbe fatto gridare al miracolo più di uno scribacchino.
Ma per i Pretty Maids, “Carpe diem” è sostanzialmente un modo per dimostrare di essere ancora vivi e vegeti.
E in quest’ottica il risultato è centrato in pieno.

Prezzo: 24.9 €