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CYCLES

CYCLES

Artista: GHOST CIRCUS

Genere: PROG ROCK

Formato: CD

Recensione: ue anni dopo il debut “Cycles” tornano sulle scene l’americano Chris Brown e l’olandese Ronald Wahle con la loro collaborazione transoceanica dal titolo “Ghost Circus” e anche in questo secondo album ritroviamo tutti gli elementi che avevano reso interessante il loro primo lavoro.

Il concept dietro “Across The Line” è quello del viaggio di un uomo dopo il suo decesso, o, per citare gli stessi Brown e Wahle, “una storia di fantasmi vista dalla parte del fantasma”.
Se vi è venuto in mente “The Others” con Nicole Kidman avete sbagliato riferimento: “Across The Line” non ha nulla di angosciante o pauroso, è semplicemente malinconico e nostalgico.
Basterebbe la copertina a farcelo capire: non ci troviamo di fronte ad un ambiente né radioso né cupo, ma è come essere avvolti nella nebbia; non c’è il nero della paura e dell’oscurità, ma il grigio dell’incertezza e della domanda.
Questa sensazione è amplificata dalla curiosa ed affascinante miscela di AOR e prog, che permette di alternare parti di grandi respiro e serenità a tratti più frenetici, come se ci stessimo avvicinando a qualcosa di enorme che ci sovrasta, senza riuscire a capire con precisione cosa stiamo per fronteggiare.

Non è semplice riportare con precisione a chi si ispirino i due: in “Across The Line” ci possiamo leggere tracce dei Genesis, richiami dei Lake, Emerson & Palmer, accenni dei Marillion e allusioni agli IQ, ma i Ghost Circus hanno dato a tutte queste influenze un loro taglio peculiare, risultando originali e riconoscibili nonostante siano solo al secondo album della loro carriera.
L’intero progetto risulta coerente e curato sotto ogni aspetto (grafica, produzione, testi…), il loro trademark è ben definito e senza dubbio il secondo lavoro è la conferma della validità di questo duo.

La rilassante e AOR “Reflection” apre la nostra caliginosa passeggiata con Brown dietro un’emozionante chitarra acustica, ma già “Pathway” rivela un’anima molto più decisa, non solo prog, ma perfino metal.
Se “Reflection” era il risveglio dal torpore di una vita, “Pathway” è la decisione, la forza d’animo con cui il nostro spettro affronta il nuovo percorso.
La voce potente ma malinconica di Brown è accompagnata in molti passaggi dalla tastiera dai tipici suoni anni ‘70 di Wahle, in un ambiente di altalenante tensione.
Merita una menzione particolare “Through the Light”, canzone che, come nella migliore tradizione prog, è suddivisa in otto parti per una lunghezza complessiva che si aggira attorno ai 25 minuti: è sicuramente questo il momento più singolare dell’album, con variazioni di ritmo, riff d’atmosfera e assoli impetuosi che si intrecciano, creando momenti sognanti e passaggi toccanti.
La resa è davvero incredibile: si ha la sensazione di poter provare le stesse emozioni e le medesime situazioni che sperimenta il fantasma, nonostante quest’ultima frase sembri un ossimoro.
Chiude l’album la title-track, che riprende il motivo dell’opener “Reflection” e ci fa immaginare un sereno finale ultraterreno.
Niente fiumi di miele, nuvolette rosa o gente alata: solo tanta serenità.
Come quando si dirada la nebbia e finalmente si torna a vedere la strada e quello che ci circonda.
Suona così bene.
Come l’album stesso, del resto.

Prezzo: 15.9 €