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TROUBLE IN DREAMS

TROUBLE IN DREAMS

Artista: DESTROYER

Genere: INDIE ROCK

Formato: CD

Recensione: è una formazione di Vancouver, Canada, capitanata dal chitarrista Daniel Bejar, anche autore assieme a Carl Newman, dei brani del gruppo New Pornographers.
In questo nono appuntamento discografico Daniel è assistito da Nicholas Bragg (chitarra), Tim Loewen (basso e armonica), Ted Bois (tastiere), Scott Morgan (batteria e sassofono), Fisher Rose (percussioni).

"Trouble In Dreams" è il nuovo disco dei Destroyer.
In esso affiora un tipo di forma canzone "universale", suadente e d'ampio raggio, una finezza melodica puntualmente ispirata e visionaria.
Daniel Bejar non è solo oratore e araldo della tradizione pop-rock, dialetticamente proteso tra antiche e nuove età, che appartengano alla Terra d’Albione o alla canzone folk americana.
Egli attua un consapevole distacco da modelli e ideali passati, per liberare in completa autonomia e issare in alto la propria distinta natura.
Bejar è ormai un alchimista teso verso un modello individuale di classicità pop.
Uno stile forte di lineamenti specifici tutto guizzi e panneggi; una robusta e riflessiva eredità autorale fatta di turbamenti e di sensi in subbuglio, che con maestria muove tasselli e sposta carte per ispirare nuove, interessanti variazioni, accattivanti sofisticazioni armoniche.

Più che mai efficace e duttile è la voce di Daniel ormai all’apice della propria maturità espressiva; che si lanci concitata e incisiva su "The State" o "Rivers", o che imperversi suadente in "Foam Hands" o sulla esordiente "Blue Flower/Blue Flame".
Poco distante, si mostra lucida e ispirata sulle raffinata, rigonfia "Shooting Rockets (From The Desk Of Night's Ape)" e "Plaza Trinidad", col suo raggiante refrain, altrettanto penetrante e disillusa.
Due notevoli esempi brani sorretti e tesi da lancinanti riff di chitarra o frasi di pianoforte.
Brani che spesso svelano nella propria risoluzione, nella coda di cometa, inattesi nuovi sussulti emozionali.

“Trouble In Dreams” è nell’insieme un lavoro descrittivo e "panoramico", lo sbocco di reazioni e sintesi di album del passato come “Your Blues” o “Destroyer's Rubies”, senza con questo mostrarsi statico, puramente decorativo o, peggio, indulgente.
Il suo particolare dinamismo armonico è infatti funzionale all’ingresso in un reame alla Lewis Carroll ove ogni cosa è dipinta passionale e, seppure verosimile, alterata.
Un luogo insomma in cui ogni valico è reso imprevedibile, ogni passaggio è dipinto emozionante e che esalta la caratura del proprio artefice.
Come mostra la distesa luminosità di "Leopard of Honor" e l’ennesimo turbinio passionale della nuova gemma uncinante targata Destroyer: "Dark Leaves From Aa Thread"; ideale di semplicità di scrittura pop portata in gloria da un autentico, travolgente arsenale di strumenti in festa.

Ed è come ritornare bambini, incantati all’ascolto di fiabe di cui non si conosce l’esito o il risvolto, per cui si prova trepidazione.
Destroyer rimane una formazione musicalmente personalissima e necessaria nel firmamento (indie)pop odierno, che per quanto appaia saturo, finisce per risaltare anziché offuscare l’ostinata individualità, la varietà e la vitalità degli "astri" più luminosi e appariscenti.

di Fabio Russo

Prezzo: 4.9 €