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TILT - IMMAGINI PER UN ORECCHIO

TILT - IMMAGINI PER UN ORECCHIO

Artista: ARTI E MESTIERI

Genere: PROGRESSIVE

Formato: CD

Recensione: L’incontro nel locale torinese Swing Club tra il batterista Furio Chirico (ex Trip) e il gruppo Sogno di Archimede apre le porte alla nascita degli Arti & Mestieri, che saranno uno dei riferimenti della scena italiana di jazz-rock degli anni ’70, accanto a Perigeo ed Area.
Proprio come spalla di questi ultimi, di Gentle Giant e P.F.M., gli Arti & Mestieri cominciano a farsi conoscere anche fuori dall’area torinese; sono molto apprezzati al Festival milanese di Parco Lambro del 1974.
In quell’anno danno alle stampe Tilt che è probabilmente il loro vertice musicale.
La voce, unita a testi poco convincenti, è da considerarsi il punto debole del gruppo, benché le parti cantate siano ridotte al minimo e non intacchino la bellezza di Tilt.
La matrice musicale degli Arti & Mestieri è legata al jazz moderno e, in particolare, alle innovazioni elettriche di Miles Davis, oltre che al prog di scuola inglese (King Crimson su tutti).
Tutto ciò viene rielaborato grazie ad una scrittura “orizzontale” che predilige la costruzione collettiva ed evita l’esibizionismo fine a se stesso.
L’elemento di maggior rilievo è però la verve tutta mediterranea che il sestetto riesce a sprigionare.
Quanto all’alchimia di sonorità in Tilt e la difficoltà di codificare la musica degli Arti & Mestieri in un unico genere, valgono le parole di Furio Chirico: “Per me era importante Miles Davis, come erano importanti i King Crimson e Frank Zappa.
Per questo io non sono mai riuscito a suonare solo un genere musicale ben definito, ma una miscela dei tre, perché ero veramente preso ed influenzato da questi tre grandi della musica” (dall’intervista di Daniele Cutali sul portale Movimenti Prog).

Già l’opener Gravità 9,81, vero e proprio inno della band, è un’ottima testimonianza della capacità del gruppo di unire le ispirazioni davisiane e modali a venature di prog sinfonico.
L’inizio al fulmicotone travolge da subito l’ascoltatore, ma poi tutto sembra fermarsi su un precipizio di attesa.
La ritmica esplosiva di Chirico, con le sue personalissime rullate strette e i tempi spezzati sulla scia di Mike Giles dei primi King Crimson, è presente ovunque.
Il suono si espande verso il jazz con il sax, ma il finale riprende il tema più propriamente progressive.
Strips non lascia il tempo di meditare.
Ritroviamo le stesse sonorità della prima traccia, ma qui fa il suo non esaltante esordio la voce, penalizzata, come abbiamo detto, da testi poco convincenti.
Corrosione gioca su un insistito dialogare tra sax e batteria, che porta all’arpeggio di chitarra che apre Positivo / Negativo, in cui tutti gli strumenti si integrano a meraviglia.
Qui emerge tutta l’arte e se vogliamo anche il mestiere di questo gruppo, capace di dosare le proprie forze per poi esplodere in un crescendo esaltante esteso dal jazz al rock.
Tutto questo viene effettuato senza rompere l’unità musicale del brano, con continui cambiamenti di ritmo, imposti dal drumming di Chirico, teso ad esaltare le peripezie degli altri musicisti.
L’atmosfera creata dalle soffuse eco di In cammino, la cui sonorità ricorda il Perigeo, è stravolta dall’improvvisa sterzata rock, che mette in evidenza l’originalità del gruppo e la sua potenza espressiva.
L’abilità tecnica dei sei è indiscutibile e accanto all’impressionante esibizione di Chirico, colpisce una prova corale di altissimo livello: le improvvisazioni jazzistiche del fiatista Arturo Vitale, la maestria di Crovella alle tastiere, gli ottimi interventi di Vigliar al violino, la tecnica di Gallesi al basso e l’abilità di Venegoni alla chitarra e al sintetizzatore A.R.P.


La seconda parte del disco si apre con Farenheit: a sorpresa il pianoforte fa partire il motivo di una sorta di autocelebrazione prima del gran finale.
Si prosegue con la mini-suite Articolazioni, in cui gli Arti si divertono a giocare sulle atmosfere di attesa delle tastiere, improvvisamente interrotte dall’infuriare della batteria e dalle progressioni del sax.
Il drumming caustico di Chirico continua ad incendiare la scena musicale, anche quando sul finale il ritmo rallenta.
Nell’ultima composizione, la title track, boccheggia il sintetizzatore, impazzisce il violino, temi già sentiti vengono distorti.
È il “tilt” degli gli Arti & Mestieri che chiudono questo lp in modo enigmatico e personale.
Tilt è senza dubbio un must nel panorama musicale italiano, ma in certo senso è da considerarsi addirittura “profetico”: Chirico lo aveva già progettato nel 1972, ai tempi dei Trip, e per lo sviluppo dell’album è stato fondamentale il materiale registrato da Venegoni a partire dal ’69.

Prezzo: 11.8 €