THE FACE OF EVIL
Artista: FUNGUS
Genere: PROG ROCK
Formato: CD
Recensione: Ad aprire The face of Evil sono i sette abbondanti minuti della titletrack, ottimo opener da cui parte un giusto andamento, perfettamente interpretato da Dorian Deministrel che, rispetto al passato, dimostra, sin dalle prime battute, un quadratura di un magico cerchio, qui socchiuso da una partitura interessante che, attraverso piccoli cambi direzionali, porta con sé inquietudini ed aperture sognanti.
Il brano avvolge l’ascoltatore in maniera climatica, attraverso momenti ridondanti, particolarmente funzionali ad una esposizione teatrale che sorprende negli spazi più rock.
La traccia, pur perdendo parte della sua forza nel suo finale, complici back voice eccessivi, convince al pari di Gentle season, di certo tra le migliori composizioni del nuovo full lenght.
Il brano, strizzando l’occhio alla semplicità, si pone sul dorso di una delicata composizione d’altri tempi, incanalata dal wah wah propedeutico all’esplosione in delay analogico.
Il mondo si ferma ad ascoltare la quiete e le ottime intuizioni alla sei corde, atto d’anticipo dello schiudersi narrativo, pronto a ritagliare su di sé il solo di J.Blissett, purtroppo troncato da un inatteso e invasivo fade out.
Il viaggio della maturità artistica continua poi con The great deceit, in cui la voce si affianca a reminiscenze Serj Tankian, e l’immersione prog di Rain , che va a diluirsi su di un tracciato dai colori fortificati da Claudio Ferreri, versato nel gestire il vortice sonoro che si schiude in maniera deliziosamente scomposta nel cuore della traccia, pronta a farsi narrativa nella sua struttura finale, definita in maniera non troppo distante dal mondo musical dei tardi anni ’70.
Proprio da questi sentori si riparte con le fasi iniziali di Better than Jesus, curioso atto di continuità concettuale, che manifesta uno spirito espressivo tipico di Stanley Kubrick, abile a costruire un sottile fil rouge ottimizzato nell’unire impercettibilmente le sue opere.
Se poi con Angel with no pain, attraverso una verve espositiva d’impatto, il gruppo si offre ai fan della prima ora, è con l’anima folk di The key of garden che il disco va a palesare personalità e coraggio; giocose spezie southern e risolute stesure easy, portano alla necessità di raccontare note, senza però fossilizzarsi dietro a cliché che non fanno altro che disidratare le idee.
Non mancano poi striature cripto new wave intercalate sul verbo prog (Share your Suicide III), né tanto meno diluizioni sonore evocative, proprio come accade nella chiusura The sun, che pecca forse di ostentazione, ma che ci restituisce finalmente una sezione ritmica agile e gradevole, proprio come dimostra l’anima noise della ghost track.
Insomma un disco che, nonostante l’eccessiva durata, ci racconta di cinque musicisti muniti di buone idee ed in grado di convogliare l’energia espressiva su di un binario pronto a varcare la soglia.
Prezzo: 12.9 €