Recensione: I numeri parlano chiaro: più di 1.7 milioni di album venduti
nel mondo, 2.6 milioni di stream per il precedente “Knights
Call” del 2018. Ora, AXEL RUDI PELL è pronto a pubblicare
“Sign of the Times”, il suo 18° album in studio in 31 anni. Ma
ovviamente ciò che conta è la qualità, non la quantità, e qui
ce n’è da buttare! Fatto sicuramente degno di nota, il
cambio di produzione, che per la prima volta in 9 anni passa
dal veterano Charlie Bauerfeind, all’ottimo Tommy Geiger,
che si era già occupato in precedenza dei live album “Magic
Moments” (2015) e “XXX Anniversary” (2019). Ma passando
al disco, con l’assalto a due bassi in ‘Gunfire’, PELL ha
presentato la miglior traccia di apertura degli ultimi 10 anni
o più. ‘Bad Reputation’ è una grande traccia melodic rock,
mentre la epica title track è stata creata in maniera
piuttosto insolita durante un sound check del precedente
tour. Ma la seconda parte del disco è quella sicuramente più
interessante e sorprendente, perché PELL rompe con alcune
proprie tradizioni: ‘Wings of the Storm’ è un omaggio
moderno alla line-up Coverdale/Hughes dei Deep Purple, ma
presentato in stile Jimi Hendrix. L’intensa ‘Waiting for Your
Call’ mostra una delle migliori performance vocali di Johnny
Gioeli, mentre la intro reggae di ‘Living in a Dream’, lascia
ampio spazio ai musicisti Volker Krawzcak (basso) e Ferdy
Doernberg (tastiere). C’è qualche brano che parla di
relazioni amore/odio, ma per la maggior parte si tratta di
brani che raccontano la situazione del nostro pianeta in
questo momento, ecco perché l’orologio sulla copertina
segna due minuti DOPO mezzanotte, per indicare che non
c’è più tempo!
TRACKLISTING CDD / CDJ / 2LP
A1/1. The Black Serenade (intro)
A2/2. Gunfire
A3/3. Bad Reputation
B1/4. Sign of the Times
B2/5. The End of the Line
C1/6. As Blind as a Fool Can Be
C2/7. Wings of the Storm
C3/8. Waiting for Your Call
D1/9. Living in a Dream
D2/10. Into the Fire |