Recensione di www.metalzone.it: I bergamaschi Thunderstorm, formatisi agli inizi degli anni ’90 e con alle spalle tre album e una esperienza live non indifferente avendo fatto da supporto a band quali Anathema e Moonspell, danno alla luce il loro quarto full-lenght, “As we die alone”: un trionfo di Epic Doom Metal che conferma quanto di buono è stato detto sul combo nostrano non solo in territorio italico ma soprattutto oltre confine dove rappresentano a tutt’oggi una della band più apprezzate da pubblico e stampa specializzata (non è trascurabile il dato secondo cui i nostri sono riusciti a piazzare tutti e quattro i loro album tra i 10 Dynamite album della rivista tedesca Rock Hard!).
Si apre con una traccia, “Hawking Radiation”, che per le sonorità e i cambi di tempo sembra riprendere il filo spezzato con l’ultima uscita discografica quasi a voler creare un continuum che verrà pian piano abbandonato nel corso dell’ascolto del disco per far posto a proposte stilistiche sempre più ampie e differenti: davvero ammaliante la parte centrale della canzone in cui Fabio è accompagnato da un arpeggio che conferisce alla voce grazia e armonia. Si prosegue con “Death rides on the highways”, song decisamente più heavy e dal nostalgico sapore “sabbathiano”.
Il binomio “We Die As We Dream Alone” e “I Wait” è di eccellente fattura grazie alla sapiente miscela di potenza e melodia: la malinconia trasmessa dalla prima delle due è a dir poco emozionante anche grazie al singer che fornisce una prova vocale addirittura superlativa; “I wait”, dal canto suo, è uno splendido brano in perfetto stile doom con la sua angosciante ripetitività sia vocale che ritmica.
Non meno valida delle precedenti è “Hypnowheel of life” che nel suo incedere lento e cadenzato ci conduce ad “L”, un intermezzo che non ho amato trovando invece apprezzabile il secondo intermezzo musicale, “Preacher’s dream”, che incornicia, insieme al primo, la traccia più lunga dell’album, la meravigliosa “S.L.O.W.”. Altro plauso va all’arpeggio presente nella sezione centrale di “The mad monk” e alla particolarissima cover di “Voodoo Child” del grande Jimi Hendrix.
In definitiva, questo “As we die alone”, si presenta come un lavoro valido e altamente competitivo denotando maturità compositiva, sound originale, arrangiamenti ricercati, capacità tecniche notevoli e un songwriting particolarmente ispirato: il resto lo fa una produzione eccellente. |