Recensione: Un canto orientale, estremamente evocativo e mistico introduce questo album che finalmente sembra consacrare gli Avalon come ottima band prog metal. Le composizioni sono molto mature e ben prodotte, con suoni che in certi punti ricordano molto i Gamma Ray di "Land of the Free".
Eurasia è un concept che parla di differenti personaggi storici e di nazioni del più grande continente al mondo: appunto l'Eurasia. Il tutto viene proposto come un'alchimia di colori e profumi Orientali supportati dal forte sapore del metal Europeo. Le influenze Asiatiche, infatti, arricchiscono e impreziosiscono il sound prettamente continetale del quintetto tedesco, rendendolo significativamente unico in questo album.
Il lavoro si presenta molto bene fin dai primi pezzi, molto vicino a lavori di band come Vanden Plas e Threshold. Anche la voce di Chandana Chitral Somapala sembra avere trovato la sua dimensione, e il suo giusto spazio. In "Vision Eden" sembrava sforzata, rinchiusa in spazi non appropriati, mentre qui si esprime a livelli notevoli da tonalità anche basse fino e dei buoni acuti. Non è il classico cantante prog puntato verso gli alti comunque, e questo gli dà qualche punto in più nel risultato ottenuto.
Se "Vision Eden" era ruvido, a volte ostico e in certi tratti un po' piatto, "Eurasia" è un disco vario, in cui il livello compositivo non scade mai. I pezzi non risultano affatto monotoni, anzi trovano ottimi picchi in pezzi come "Burning Souls", "Temujin", "Eternal Flame" e "The Stranger".
La ragione di questo ottimo risultato per Eurasia probabilmente sta nel fatto che il lavoro è stato messo nelle mani di Sacha Paeth (produttore di Rhapsody e Kamelot). E i risultati si fanno sentire. La qualità sonora è veramente notevole, e l'uso di strumenti acustici e inusuali come sitar e stick non compromette la resa di un disco che anzi ne esce unicamente impreziosito.
Purtroppo nella versione che possiedo dell'album, vi è un unico neo. La cover di "Kyrie", pezzo che personalmente adoro del gruppo pop-rock anni '80 Mr. Mister. La cover è fatta bene, ben suonata e ben interpretata, ma purtroppo non rende bene l'atmosfera e il feeling che al tempo aveva trasmesso l'originale.... ma ovviamente io sono un nostalgico.
Un album che merita l'acquisto. L'approccio al prog è ottimo e la resa qualitativa è decisamente matura. |